Charlie Chaplin a proposito dell’umorismo diceva:
“Grazie all’umorismo siamo meno schiacciati dalle vicissitudini della vita…esso attiva il nostro senso delle proporzioni”.
Ecco, a chi non è mai capitato nella vita di trovarsi di fronte a situazioni di imbarazzo o difficili da affrontare? Situazioni di fronte alle quali non si può fare altro che scegliere fra ridere o piangere?
Bene, l’umorismo si pone come una soluzione a questo dilemma. Esso consente infatti di sdrammatizzare e alleggerire le tensioni che possono essersi create. Permette di vedere le cose in una giusta misura e secondo alcuni psicoterapeuti porterebbe dei benefici all’attività cardiaca e immunitaria.
Più in generale, si è rilevato come vi sarebbe un rapporto di interdipendenza fra umorismo e salute mentale. L’umorismo costituirebbe infatti un fattore protettivo contro gli effetti negativi di ansia, stress e depressione.
Ma perché si ride?
Analizzando l’umorismo, Sigmund Freud rilevò come questo fosse una delle attività psichiche più elevate. Infatti nell’opera “Il motto di spirito e le sue relazioni con l’inconscio” del 1905 lo psicanalista austriaco rilevò come l’humor è un mezzo per ottenere piacere nonostante le avversità dell’esistenza. È l’io, che rifiuta di lasciarsi affliggere dalle avversità della vita.
È un antidoto contro la sofferenza, un meccanismo di rivolta e di protezione, di attacco e di difesa. È uno strumento di difesa maturo che serve per sfogare la nostra ostilità proprio nei confronti di chi ci è ostile.
Come non esagerare però con l’umorismo?
Sebbene ridere sopra qualcosa che turba la nostra psiche possa essere un utile strumento di reazione, è anche vero che esso presenta dei lati negativi.
Innanzitutto uno dei rischi che si corre nell’essere troppo ironici o autoironici è che da un lato si possano ferire i sentimenti di chi ci sta intorno. Dall’altro, si corre il pericolo di non essere presi sul serio. Quindi l’umorismo ha effetti positivi quando porta alla socializzazione, quando ce ne serviamo per tirarci su il morale. Al contrario invece, ha effetti negativi quando offende l’altro o lascia che gli altri ci offendano.
E l’umorismo nella coppia?
Negli ultimi dieci anni gli scienziati, oltre a studiare ciò che la gente trova divertente, si sono concentrati sul diverso modo in cui uomini e donne concepiscono la comicità.
Da questi studi è emerso che nonostante entrambi i sessi dichiarino di desiderare un partner dotato di senso dell’humor. Sembra che le donne gli attribuiscono il significato di “qualcuno che mi faccia ridere” mentre gli uomini di “qualcuno che rida delle mie battute”.
Altri studi hanno poi rilevato come mano a mano che l’attrazione si trasforma in relazione, il ruolo dell’umorismo cambia. Infatti la fase del corteggiamento è a se. Qui generalmente gli uomini fungono da “generatori” di umorismo e le donne da destinatarie, ma nelle relazioni a lungo termine per gli uomini l’uso dell’ironia può rivelarsi controproducente. Quando sono le donne a essere la parte ironica nella coppia, di solito le relazioni vanno a gonfie vele.
Lo psicologo R.A. Martin attraverso il test ‘CHS – Coping Humor Scale’ per misurare quanto una persona usi l’ironia per affrontare lo stress della vita quotidiana, ha fatto una scoperta. Gli uomini tendono a affidarsi a forme più denigratorie di ironia quando affrontano situazioni difficili. Le donne, d’altro canto, hanno dimostrato di usare spesso l’autoironia, suscettibile di portare sollievo in una situazione di tensione.
Ora però è chiaro che nella vita reale molte persone presentano tratti opposti a quelli normalmente associati al loro sesso.
In termini generali però, sia per gli uomini che per le donne una risata genuina rimane uno dei modi più onesti per avvicinarsi e creare sintonia e legami reciproci.