Ti è mai capitato di sentire qualcuno dire “ti adoro” ? Oppure tu stesso hai rivolto queste parole ad un’altra persona? Una frase che riesce a descrivere pienamente un insieme di sensazioni, emozioni e significati che spesso troviamo difficili da spiegare e condividere con qualcuno.
Esternarle o sentircele dire ci fa star bene e migliora le nostre giornate, spesso mostrandoci qualcosa di impercettibile, spesso facile da perder di vista: l’affetto e l’amore reciproco che proviamo verso chi ci sta veramente a cuore.
Quante volte capita che ci lasciamo andare alla tristezza dimentichi di chi veramente abbiamo attorno e ci vuole bene?
Quando però adorare qualcuno è sinonimo di affetto e amore? Quando non lo è e invece mostra altro?
Vediamo cosa si nasconde dietro queste due parole, che portano un messaggio breve, ma fondamentale per portarci il sorriso sulle labbra!
Ti adoro: accezioni positive e negative
Se guardiamo all’etimologia della parola adorare, dal latino ad- e orare, troviamo diversi risultati: pregare, venerare, simpatizzare verso qualcosa o qualcuno.
Dal suo primo significato religioso, nel corso del tempo, la parola si è evoluta fino a diventare portavoce di un profondo affetto verso qualcuno, un modo semplice per esplicitare il legame venutosi a formare con una persona che è entrata a pieni diritti nel nostro cuore. Ma adorare ha senso diverso anche verso chi viene detto.
Non tutte le accezioni del termine adorare sono positive: fra le tante sfumature della parola ve n’è anche una che indica grande passione la quale, se non gestita con le dovute accortezze, può trasformarsi da dolce e calmo mare a tempesta torbida.
Ti adoro: cosa significa per noi e per l’altro
Quando siamo noi a dire di adorare qualcuno, mostrandogli l’affetto che proviamo nei suoi confronti, la chimica ha già fatto tutto il suo lavoro.
Infatti, quando viviamo un coinvolgimento a livello fisico o emotivo, il nostro cervello agisce impegnando ben dodici delle sue aree. Queste ultime sono coinvolte nel rilascio di specifici ormoni, dopamina, adrenalina e ossitocina, che regolano la percezione del piacere nel contatto con l’altro.
Questi sono gli stessi ormoni che inducono le sensazioni di benessere date dalle sostanze psicoattive.
Un’importante molecola implicata in questa fase è il nerve growth factor (NGF), o fattore di crescita nervoso, che regola la formazione del sistema nervoso. La sua concentrazione nel sangue raggiunge livelli molto più alti nelle persone che sono coinvolte in un sentimento affettivo. Ad esempio, questa molecola agisce anche nelle prime fasi dell’innamoramento inducendo quello stato di completezza che l’innamorato ben conosce quando vede il suo amore.
A livello chimico sia noi che il nostro interlocutore reagiamo allo stesso modo. Che dire invece di cosa succede a livello più “superficiale” e personale?
Sia noi che la persona che abbiamo di fronte saremo più inclini ad aprirci e confidarci l’un l’altro, a creare un rapporto sincero senza ipocrisie e a sentirci spensierati.
In fondo, chi non vuole sentirsi sempre sciolto e a proprio agio con chi lo circonda?
Quand’è che adorare è (e non è) sinonimo di amore
Trattandosi di un vocabolo così ampio, bisogna saper distinguere il suo significato a seconda del contesto in cui è utilizzato.
Solitamente indica senso di stima e anche apprezzamento, se è detto a un amico o un’amica, sottintendendo la valenza filiale del rapporto. Se invece “ti adoro” viene riferito alla dolce metà, esso acquista una valenza più romantica , un senso più recondito di tenerezza e trasporto emotivo.
In quest’ultimo caso è anche un incentivo nel dare più fiducia e rispetto alla persona amata, poiché ci si lascia andare fra le sue braccia senza aver paura di cadere, consapevoli che ci sarà sempre qualcuno per noi. In questo senso, adorare diventa un modo per affermare e addirittura rafforzare, la reciprocità e la complicità di coppia favorendo la comunicazione e l’ascolto fra partner.
La parola adorare qui arriva ai suoi estremi positivi e mostra la sua bellezza.
Ma c’è anche da considerare il rovescio della medaglia.
Quando l’adorare va oltre il sentimento
Può accadere che parole così belle e speciali vengano usate per celare altro.
Per quanto dare o ricevere un “ti adoro”, o un suo complimento equivalente, possa essere un toccasana da sentimenti negativi come frustrazione e malinconia, non raramente capita che chi si armi di queste parole abbia intenti tutt’altro che nobili. La grande passione iniziale può trasformare in possessione.
Non che non esistano accortezze e atti d’amore sinceri verso l’altro, ma può succedere di trovarsi davanti qualcuno che abbellisce le parole per raggirare, ingannare, compiere manipolazioni mentali verso il prossimo.
La parola adorare qui arriva ai suoi estremi negativi, ma si può agire in tempo e fermare queste situazioni, prima che confluiscano in atti di natura penale, come stalking o violenze.
Quindi adorare è pericoloso?
Adorare qualcuno è sinonimo di fiducia, stima e rispetto verso chi abbiamo di fronte, indipendentemente dal fatto che egli sia un conoscente, un familiare o la persona amata, ma può anche significare fanatismo, ossessione, paura e possessione dell’altro. Non è però il caso di allarmarsi sin da subito.
Bisogna fare attenzione ai segnali di pericolo, in caso fossero presenti.
Un esempio di allarme da non sottovalutare su tutti riguarda il porre attenzione all’uso delle parole che quella persona fa e da come si pone nei nostri confronti. Eventuali crepe e falle della sua sincerità possono avvedersi già da questi comportamenti.
Ci sono casi limite così come casi nella norma, la bilancia sta nel mezzo. Le cose non sono unilaterali e bisogna stare attenti a non fare passi falsi.
L’importante è agire nel pieno rispetto verso sé stessi e verso gli altri, creando un rapporto vicendevole dove si è consapevoli di quali siano i propri limiti e quali quelli di chi ci è di fronte.
Con questi presupposti, un pizzico di amore e la giusta dose di follia, avremo la ricetta perfetta per urlare a squarciagola il nostro amore verso l’altro che ci adora come noi lo adoriamo.