Mobbing: cosa è e come dimostrarlo

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Il mobbing è un fenomeno insidioso e tossico che si insinua negli ambienti lavorativi, rovinando qualsiasi tipo di relazione sociale e professionale. Un incubo perenne nel quale sempre più lavoratori si ritrovano intrappolati senza alcuna via di scampo.

 

Purtroppo il mobbing sta diventando sempre più frequente nelle nostre vite. Se ti trovi in questo articolo è quasi sicuramente perché ne hai sentito parlare oppure qualcuno a te vicino ti ha aperto gli occhi su questo fenomeno.

Quindi è mio compito dare una nozione del problema in questione e proporti qualche scappatoia!

Cosa è il mobbing?

Il termine mobbing deriva dall’inglese “to mob” che significa aggredire e attaccare. Da diverso tempo la definizione è entrata sia nel linguaggio giuridico sia in quello comune e sta ad indicare tutta una serie di comportamenti e atteggiamenti aggressivi e persecutori protratti nel tempo e attuati su luogo di lavoro per colpire ed emarginare la persona che ne è vittima.

 

Inoltre questi comportamenti possono riguardare sia la sfera fisica e psicologica del lavoratore aggredito. Per questi motivi la giurisprudenza ha dato una definizione giuridica del fenomeno permettendo così ai lavoratori vessati di potersi difendere in ambito penale.

Quando si può affermare di essere vittima di mobbing?

Ambiente di lavoro tossico

Ambiente di lavoro tossico

Sebbene la definizione del mobbing sia piuttosto esplicativa, l’individuo afflitto da questi atteggiamenti spesso non riesce a riconoscere questa subdola forma di violenza.

 

Ad aiutare il lavoratore esistono diverse micro categorie del mobbing che danno gli strumenti per indentificare la natura del problema, poiché forniscono una descrizione precisa della violenza che viene subita.

 

  • Bossing (spadroneggiare, comandare): un atteggiamento compiuto dalla stessa azienda o dalla direzione del personale

 

  • Bullyng (tiranneggiare): comportamento vessatorio da parte del capo verso un dipendente

 

  • Danno biologico: danni alla salute causati dall’ambiente di lavoro tossico che vanno a minare la vita dell’individuo

 

  • Harassment (molestia): simile al bossing ma viene perpetrato anche al di fuori della sfera lavorativa

 

  • Molestie sessuali: atti inappropriati non voluti, intrusivi, verbalmente e fisicamente aggressivi

 

  • Terrorismo fisico: minace di ripercussioni fisiche per mantenere il controllo della vittima

 

  • Violenza fisica: una vera propria aggressione fisica

 

In base a queste definizioni il lavoratore vessato deve analizzare a fondo gli atteggiamenti scorretti che subisce al lavoro per poter riconoscere il mobbing.

Quali sono le fasi del mobbing?

Dimissioni volontarie

Dimissioni volontarie

Come tutte le violenze psicologiche anche il mobbing ha delle fasi. Nel resto del mondo le fasi di questa aggressione sono 4, il modello italiano invece ne presenta addirittura 6 con una situazione iniziale che può essere definita come pre-fase. Questo modello è descritto in ciò che segue.

La condizione zero

I lavoratori si ritrovano in una sorta di meccanismo di tutti contro tutti, lo scopo di questa situazione non è ancora il mobbing vero e proprio ma è quello di elevarsi al di sopra degli altri.

Fase 1: il conflitto mirato

Viene individuata una vittima sulla quale viene riversata la conflittualità generale. Quindi ora l’obbiettivo non è soltanto emergere ma distruggere l’avversario.

Fase 2: l’inizio del mobbing

Il vero e proprio inizio di tutti gli atteggiamenti vessatori e delle violenze psicologiche nei confronti della vittima.

Fase 3: i primi sintomi psico-somatici

La vittima comincia a presentare problemi di salute che possono protrarsi lungo il tempo. Tra questi possono presentarsi l’insonnia e problemi digestivi.

Fase 4: errori ed abusi dell’Amministrazione del Personale

Il caso di mobbing diventa pubblico e spesso viene favorito dagli errori dell’Amministrazione del Personale, che ironicamente si indispettisce per le assenze dell’individuo vessato.

Fase 5: serio aggravamento della salute psico-fisica della vittima

Il lavoratore vessato finisce in una spirale depressiva che cerca di curare con psicofarmaci ma il problema persiste al lavoro e continua ad aggravarsi. Inoltre la vittima comincia a credere di essere la causa stessa del tutto e di vivere in un mondo pieno di ingiustizie dal quale non può scappare.

Fase 6: esclusione dal mondo del lavoro

Purtroppo questo è l’epilogo delle fasi del mobbing che portano il dipendente ad uscire definitivamente dal luogo di lavoro con dimissioni volontarie, licenziamento, ricorso al prepensionamento o anche esiti traumatici come il suicidio o la vendetta.

Come si fa per dimostrarlo?

Depressione causa lavoro

Depressione causa lavoro

Essendo un atteggiamento tossico in ambito lavorativo che può essere punito penalmente, il mobbing deve pertanto essere dimostrato con prove schiaccianti.

Quindi per poter procedere ad una denuncia penale o in sede lavorativa, il lavoratore vessato deve assicurarsi che siano presenti questi elementi:

 

  • gli atteggiamenti vessatori devono essere fatti in maniera mirata, sistematica e prolungati nel tempo direttamente dal datore di lavoro, di un suo preposto e persino dai colleghi

 

  • il mobbing deve essere un evento lenitivo della salute, della personalità o della dignità del dipendente leso

 

  • ci deve essere il nesso di causalità

 

  • deve essere dimostrato perfino l’intento persecutorio che unifica tutti i comportamenti ostili.

 

Per quanto riguarda invece l’aspetto pratico, si possono raccogliere prove fisiche come:

 

  • le testimonianze dei colleghi o di terzi presenti nella sfera lavorativa

 

  • e-mail, lettere o messaggi tra la vittima e l’autore del mobbing

 

  • registrazioni di conversazioni effettuate tra il lavoratore e il datore di lavoro sul luogo di lavoro, che, se ottenute nel rispetto di determinati limiti, non rappresentano una violazione di privacy di chi è stato registrato inconsapevolmente.

 

Questo lavoro è piuttosto complesso e per questi motivi per raccogliere prove si deve chiedere aiuto ad un avvocato.

Cosa rischia chi perpetra il mobbing?

Le pene che si rischiano per commettere mobbing sono varie e cambiano anche in base al Paese nel quale vengono applicate. In generale però possono includere multe significative e pene detentive a seconda della gravità del reato.

 

In ambito lavorativo invece possono comportare sanzioni disciplinari come il licenziamento e l’obbligo al risarcimento dei danni delle vittime. I risarcimenti possono comprendere perdite finanziarie dovute a discriminazione sul lavoro, costi medici e terapie, danni emotivi e persino danni alla reputazione professionale.

 

In definitiva è vero che il mobbing è un atteggiamento subdolo che serpeggia in diversi ambienti lavorativi ma non è una situazione completamente difficile da risolvere. Con i giusti mezzi e le giuste accortezze infatti puoi riprendere a trascorrere del tempo sano e di qualità nel tuo ambiente di lavoro.

Sei mai stato vittima di mobbing? Puoi raccontarci la tua esperienza qui sotto nei commenti e non dimenticarti di condividere l’articolo su tutti i tuoi social per diffondere consapevolezza!

Articolo di Monica Usai

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