La misoginia è la discriminazione nei confronti del genere femminile e ciò rappresenta una forza corrosiva che si diffonde silenziosamente dentro la nostra società. Solo negli ultimi anni, questo termine e i valori ad esso associati, sono stati oggetto di una riconsiderazione e sono diventati protagonisti di una nuova ondata di consapevolezza.
In questo articolo, verrà definito questo concetto e analizzate le sue principali implicazioni, offrendo così una comprensione globale del fenomeno e delle conseguenze che ne derivano.
Che cosa vuol dire misoginia?
Il significato di questo termine, dal greco misogynía, composto di misó ‘odiare’ e gynè ‘donna’, indica in senso stretto “l’odio verso le donne”. Tuttavia questa parola delinea, in termini più ampi, un generale atteggiamento di avversione e repulsione nei riguardi delle donne che sottintende una visione degradante di queste ultime.
La sua causa può essere frutto di un’esperienza personale ma nella maggior parte dei casi è da riscontrarsi in radici culturali profondamente radicate nell’uomo da centinaia di anni.
Julia Gillard, ex primo ministro australiano, qualche anno fa ha gettato nuova luce su questo termine, scatenando un dibattito mediatico sulla discriminazione di genere che ha determinato una svolta semantica in questo termine.
Infatti grazie ad un suo discorso in parlamento, alcuni dei vocabolari moderni hanno deciso di aggiungere alla prima definizione di questa parola, “odio nei confronti delle donne”, anche “pregiudizio radicato e sistematico, normalmente da parte di uomini”. Così facendo si è spostato il significato del termine dal piano individuale a quello culturale sottolineando la matrice storica ed ereditaria delle emozioni e dei sentimenti d’odio.
Fino a quel momento questa definizione racchiudeva solo un lato estremo del suo significato: l’odio. Ciò non comprende quei piccoli e apparentemente insignificanti gesti di discriminazione che quotidianamente le donne subiscono e che invece sono anch’essi da attribuire alla misoginia e che hanno come radice un’innata (e spesso inconsapevole) tendenza degli uomini a ritenere le donne come “naturalmente” inferiori.
Come si manifesta la misoginia?
L’odio per le donne può emerge in moltissimi modi, più o meno sottili, e in tutte le dimensioni dell’esperienza umana: dalla famiglia al lavoro, dall’amicizia all’amore, dalla sfera economica a quella educativa, dalle relazioni sociali a quelle digitali! Ecco alcune forme comuni in cui si manifesta:
Pregiudizi
Condividere credenze o esprimere opinioni che riflettono un sistema di pensiero che confina le donne in una posizione di presunta inferiorità.
Stereotipi di ruolo
Limitare le donne entro i confini di identità precostituite (madre, moglie, casalinga) o a lavori che ne presuppongono le capacità assistenziali o di cura (caregiver, badante, colf).
Discriminazione
Sottovalutare in generale le donne raffigurandole come passive, dipendenti o subordinate agli uomini; non riconoscere la loro autorità, competenza o professionalità, mettendo in discussione le loro capacità in ambiti tradizionalmente considerati “maschili”.
Su questa base le donne ricevono meno promozioni, hanno stipendi inferiori a quelli dei colleghi maschi e affrontano maggiori ostacoli per accedere a posizioni di leadership.
Sessismo
Attribuire alle donne caratteristiche “tipiche” del proprio genere, come per esempio emotività, fragilità e isteria, e inoltre considerarle segni di debolezza o inadeguatezza: sminuendo o ridicolizzando le loro esperienze e preoccupazioni.
Manipolazione emotiva
La presunta inferiorità della donna anche dal punto di vista intellettivo porta a comportamenti come il gaslighting cioè il manipolare psicologicamente una donna facendola dubitare della propria percezione della realtà, delle proprie emozioni o capacità.
Oppure il mansplaining, ovvero lo spiegare in modo condiscendente e spesso superfluo concetti a una donna, sottintendendo che non possa comprenderli da sola.
Sessualizzazione e oggettivazione
Focalizzarsi esclusivamente sul loro aspetto fisico piuttosto che sulla loro essenza di essere umano. Considerandole principalmente come oggetto di desiderio erotico e riducendo la loro identità e valore alla mera funzione di soddisfazione sessuale.
Violenza
Nei casi più gravi, la misoginia si trasforma in un desiderio distruttivo verso di esse, sia sul piano psicologico ed emotivo che su quello fisico. Questo impulso può manifestarsi in forme di violenza psicologica, verbale, fisica, domestica o sessuale e, nei suoi esiti più tragici e distruttivi, nel femminicidio.
Questi comportamenti sostengono un ambiente sociale ostile ed ingiusto verso le donne. Contribuendo a consolidare stereotipi e discriminazioni che reprimono le donne nei vari ambiti della vita, limitando le loro possibilità e minando il loro benessere.
Come combattere l’odio verso le donne?
Il primo passo è senza dubbio riconoscere l’esistenza della misoginia come elemento degenerativo della società, poiché, purtroppo, non tutti ne sono consapevoli.
Spesso le persone sono ignare dei propri atteggiamenti misogini (per lo più interiorizzati) quindi è fondamentale l’analisi e la correzione di convinzioni e comportamenti discriminatori. Riconoscendo i propri pregiudizi e aiutando le persone che ci circondano a fare lo stesso nella vita di tutti i giorni.
Infatti per fermare la discriminazione verso le donne è necessario mettere in discussione e screditare chi esprime questi comportamenti. Non bisogna tollerare né minimizzare affermazioni misogine, né considerarle come semplici battute o provocazioni. È fondamentale essere fermi nel distaccarsi da tali affermazioni e far capire che atteggiamenti di questo tipo non sono tollerabili in nessun contesto.
È scontato che è necessario denunciare ogni forma di abuso nei confronti delle donne, qualunque esso sia, specialmente se grave. Ogni parola non detta è un passo indietro nella lotta.
Per combattere l’oppressione femminile è però essenziale che si agisca dai piani più alti del nostro stato. È essenziale promuovere leggi che garantiscano i diritti delle donne, che puniscano la violenza di genere e che favoriscano l’uguaglianza tra i sessi in ogni ambito della società.
Un altro campo determinante per rimodellare le convinzioni e il destino delle persone è quello dell’educazione. Dunque è necessario sensibilizzare i bambini fin da piccoli su questo tema. Portando avanti una narrazione positiva che favorisca una visione dell’essere umano nella sua interezza e unicità indipendentemente dal suo genere.
La lotta inoltre non è efficace se non è traversale, è necessario combattere ogni singolo e sottile tipo di discriminazione. Non possiamo permettere che razza, orientamento sessuale, religione, etnia, età, classe sociale o credo politico siano usati per escludere, opprimere o emarginare.
La forza più potente per cambiare il pensiero è la cultura, e viceversa, quindi informarsi, leggere, stare al passo con le notizie da tutto il mondo è un’azione indispensabile.
Il linguaggio si piega alla forza delle idee, ed è quindi nostro dovere alleggerire il peso di questa drammatica parola per cancellarla, forse un giorno, dalle nostre bocche.
In Italia le donne subiscono violenza ogni giorno, se anche tu vuoi fermare tutto questo, diffondi questo articolo. Se pensi che la tua esperienza possa ispirare o aiutare, condividila con noi nei commenti. Ricorda: il silenzio è la complicità che rafforza l’ingiustizia!
Se subisci delle violenze contatta il numero di emergenza antiviolenza 1522, attivo 24 ore su 24.
Articolo di Giuditta Motturi