Empatia, è quel sentimento grazie al quale si riesce a “vestire i panni dell’altro” in modo totalmente naturale. Comprendere a pieno lo stato d’animo altrui, che si tratti di gioia o di dolore.Il significato etimologico del termine rimanda al “sentire dentro”.
L’empatia è un collegamento istintivo grazie al quale l’uomo riesce a stabilire una connessione invisibile e silenziosa. Un’abilità non comune ma allo stesso tempo molto utile nel sociale.
Di solito di usa l’espressione “a pelle” per descrivere quelle situazioni in cui inspiegabilmente si crea un feeling naturale ed immediato, questi sono tipici esempi di empatia. Un legame che non necessita di parole, che si presenta subito intriso di emozioni. Per riconoscere l’empatia, basta fare attenzione a quei segnali che ci permettono di entrare subito in sintonia con l’altro, come se si creasse un vortice emotivo nell’aria. Alla base c’è sicuramente un atteggiamento disponibile, positivo e non scontroso.
L’empatia chiama empatia?
Sentirci compresi è alla base del nostro vivere quotidiano. Vedere disponibilità nell’altro, oltre che compresi, ci fa sentire parte reale del contesto. Questo bisogno insopprimibile di sentirci capiti, nel momento in cui viene appagato ci fa stare bene.
Abbiamo tutti bisogno d’empatia per gestire meglio le nostre relazioni interpersonali. Ma per creare una comunicazione empatica è fondamentale partire da sé stessi, sentirsi liberi da ogni retaggio e pregiudizio. L’empatico assume un atteggiamento tendenzialmente comprensivo verso gli altri. Ha una spiccata capacità comunicativa, è tollerante e ben disposto verso tutti. Un atteggiamento simile, unitamente ad una buona apertura mentale lo si può ottenere quando si è in grado di osservare se stessi prima di ogni altra cosa. Per chi non è capace di assumere questo atteggiamento si parla di assenza di empatia.
L’empatia è un’importantissima esperienza emotiva che richiede una condivisione di affetti attraverso l’attivazione di due importanti processi cognitivi. Il primo riguarda il riconoscimento delle emozioni e il secondo l’assunzione della prospettiva dell’altro. Essere empatici però non significa essere invadenti né tantomeno privi della propria individualità. Il nostro essere individuale rimane integro, le emozioni dell’altro rimangono le sue. Ciò che ci fa sentire in sintonia è il cambio di prospettiva, quando stabiliamo un contatto empatico guardiamo le cose dallo stesso punto di vista.
Come creare empatia?
Quando si parla di empatia erroneamente si tende a considerarla come una dote di genere, tendenzialmente custodita dalle donne. Sebbene l’universo femminile sia più propenso a stabilire rapporti empatici, non ne ha l’esclusiva. Molti uomini mostrano delle ottime doti empatiche, ed instaurano rapporti basati proprio sull’empatia.
Sebbene qualcuno ha ricevuto come dono innato quello di non respingere l’altro, ma immedesimarsi e vincere gli egoismi, coloro che non hanno ricevuto questa dote, possono sempre imparare l’empatia e migliorare le relazioni .
Nonostante l’empatia tenda a svilupparsi in età infantile, si può migliorare in “corso d’opera”.
Il modo migliore per affinare le nostre capacità empatiche è quello di leggere dei libri, ascoltare musica o vedere film. In questi tre gesti che facciamo nella nostra vita di tutti i giorni, c’è la chiave per riuscire a metterci nei panni dei personaggi dei libri, dei film oppure dei testi delle canzoni. Si riesce a stabilire un contatto empatico soprattutto quando la storia è incentrata principalmente sulla psicologia dei personaggi. Questo ci aiuta a migliorare la capacità di vedere le cose da un punto di vista esterno al nostro, imparando ad interpretare le emozioni, i gesti ed i comportamenti altrui.
Empatia e comunicazione
Essere empatici ci facilita di gran lunga nei rapporti interpersonali. È uno strumento prezioso nelle relazioni lavorative e sociali, ma non è un processo che si sviluppa in modo automatico con tutti. Affinché l’altro si apra e ci dia la possibilità di comprenderlo, è necessario ispirare fiducia e dimostrarsi capaci di ascoltare. Questo non vuol dire essere impassibili e non interrompere. Per essere dei buoni ascoltatori bisogna assumere un comportamento proattivo, grazie al quale riusciamo a cogliere tutte le sfumature emozionali del nostro interlocutore. Esercitare un ascolto attivo ci permette di evitare i blocchi della comunicazione e favorendo i processi empatici. Per favorire la comunicazione ci sono delle cose che possiamo evitare:
- atteggiamenti inquisitori, con domande che vertono più sui particolari da gossip che sul racconto in sé;
- imposizione di soluzioni personali oppure frasi tipo “fai così, io ho fatto così ed ho risolto” (non sempre tutte le soluzioni sono multidisciplinari);
- frasi consolatorie superficiali e generaliste che non tengono conto della situazione in oggetto;
- esprimere giudizi personali sull’accaduto.
Insomma, essere empatici è un super potere che può essere accessibile a tutti. Per guadagnarlo dobbiamo cercare di sviluppare al meglio questo strumento vincente, uscire dal guscio e prenderci cura dei nostri rapporti sociali . Solo lasciandoci andare potremo gustare al meglio il piacere della compagnia.