Se pensiamo alla saggezza, l’immagine che ci viene subito in mente è quella di un anziano signore con la barba. Questo capita perché nell’immaginario collettivo, la persona anziana viene vista come portatrice di un bagaglio di conoscenze e esperienze da cui trarre ispirazione per affrontare le incertezze e i dubbi del presente.Con questo articolo si vuole andare oltre e fare ancora più chiarezza su un argomento che è stato da sempre oggetto di attenzione da parte di filosofi, psicologi e non solo.
Partiamo con la nozione di saggezza.
Definizione di saggezza
Se andiamo a cercare sul dizionario il significato di questa parola, la definizione che troviamo è:
“Capacità di seguire la ragione nel comportamento e nei giudizi. Moderazione nei desideri. Equilibrio e prudenza nel distinguere il bene e il male, nel valutare le situazioni e nel decidere, nel parlare e nell’agire”.
Viene intesa come dote che deriva dall’esperienza, dalla meditazione sulle cose e riguarda soprattutto il comportamento morale, e in genere l’attività pratica.
Differenza tra saggezza e intelligenza
Da questa spiegazione, si capisce come saggezza e intelligenza non siano sinonimi, benché nel linguaggio quotidiano siano usati in maniera indistinta. Il concetto di saggezza è sempre stato associato alle discipline filosofiche o persino spirituali, lì dove i grandi maestri greci o buddisti hanno illuminato con le loro idee, riflessioni e consigli trascendentali.
Negli ultimi decenni, tuttavia, anche la psicologia ha iniziato ad approfondire questo tema. Alcuni lavori, come quello di due docenti del dipartimento di psichiatria dell’Università della California a San Diego, il dottor Dilip V. Jeste e il dottor W. Meeks, hanno esposto idee molto interessanti.
5 differenze
- L’esperienza non rende più saggi
Occorre innanzitutto abbattere il mito per cui l’esperienza offra anche la saggezza. Non vi è infatti un’associazione diretta e forte fra l’aver vissuto molto o poco ed essere diventati saggi. Questa virtù non arriva in modo naturale con l’avanzare dell’età.
- L’intelligenza rende efficienti ed eticamente più competenti
Le persone intelligenti hanno un alto senso dell’efficienza e di quello che considerano “andare bene”. Ne deriva che esse non tollerano l’incertezza e questo fattore è proprio un elemento che le differenzia dalle persone sagge. Quest’ultime infatti dispongono di un’esperienza meditata, di un senso profondo della vita per il quale arrivano ad accettare le incertezze e gli alti e bassi in cui possono incorrere.
- Le persone sagge prendono decisioni migliori
La saggezza è una dimensione associata a menti più aperte. Le persone sagge dispongono di un’esperienza meditata, di un senso profondo della vita per il quale arrivano ad accettare le difficoltà e gli inconvenienti della vita stessa. Allo stesso modo sviluppano una consapevolezza più precisa su come evolvono gli eventi nel tempo.
- L’intelligenza può essere usata per praticare la bontà o la malvagità.
Un quoziente intellettivo (QI) alto può essere applicato per fini nobili ma anche per manipolare, cospirare o tradire. La saggezza invece si vincola al senso più autentico di bontà. Ha sempre una connotazione carica di buon senso, umanità e spiritualità.
- Il saggio è ottimista.
Un’altra differenza interessante tra saggezza e intelligenza è che la prima virtù condivide quasi sempre una visione molto positiva della vita, delle persone e della realtà.
Conclusioni
A questo punto, però, una persona arriva a chiedersi: è meglio essere saggi o molto intelligenti?
Occorre precisare che non c’è una dimensione migliore dell’altra perché vi sono saggi né brillanti né intelligenti ma estremamente operativi e, ovviamente, felici. A seconda delle nostre possibilità, si può aspirare a entrambe le dimensioni. Si possono allenare i processi cognitivi, migliorare l’intelligenza emotiva e integrare ciascuna esperienza in un’ottica più sensata, rilassante e ottimista.