Matrimonio o convivenza? spesso una coppia si pone questi interrogativi, suscitando riflessioni profonde sulla vita in generale e su quella della coppia. In passato, il matrimonio era praticamente l’unica via di due persone che decidevano di passare insieme la vita, al giorno d’oggi la convivenza è diventata una realtà, e spesso è la via che viene scelta in una relazione stabile.
In questo articolo approfondiamo il tema della convivenza, seguimi!
Che differenza c’è tra matrimonio e convivenza?
La scelta tra matrimonio e convivenza è una decisione significativa nella vita di molte persone. Quando ci si trova di fronte a questa scelta, è normale chiedersi: Che differenza c’è tra matrimonio e convivenza?
- Matrimonio: è un istituto giuridico, o secondo la Chiesa cattolica, un sacramento. Rappresenta l’unione legale e spirituale di un uomo e una donna che decidono di vivere insieme in una comunità di vita, formando una famiglia. Può essere celebrato davanti al sindaco o in ambito religioso.
- Convivenza: per definizione è l’ atto di vivere insieme nello stesso luogo. Non comporta un vincolo legale formale come il matrimonio, ma rappresenta comunque la condivisione di uno spazio e di una vita quotidiana.
In un contesto sociale in cui il matrimonio non è più considerato un passo obbligato, la legge ha compiuto passi da gigante per garantire le tutele legali anche alle coppie non sposate che condividono un significativo progetto di vita, spesso è legato anche dalla presenza di figli.
Come si dichiara la convivenza?
In passato, la convivenza non era regolamentata legalmente. Con l’evolversi delle relazioni che replicano il modello matrimoniale senza formalità, la legge ha reagito per garantire tutele giuridiche adeguate alle coppie non sposate.
La legge n.76 del 20 maggio 2016 disciplina la convivenza di fatto, stabilendo che si tratta di uno statuto che può sussistere tra due persone unite da un progetto di vita comune, consolidato dalla convivenza stabile. È essenziale che la convivenza sia regolare e duratura, non limitandosi a periodi o circostanze specifiche.
Per ufficializzare la convivenza di fatto agli occhi dello Stato, è necessario procedere con la formalizzazione dell’accordo. Tale processo comporta la dichiarazione all’anagrafe del Comune di residenza, che può essere sottoscritta davanti all’ufficiale dell’anagrafe o inviata elettronicamente. A seguito di questa procedura, i dichiaranti riceveranno il certificato di stato di famiglia.
Che diritti ha un convivente di fatto?
Ottenuto il certificato attestante la convivenza di fatto, entrambe le parti acquisiscono la maggior parte dei diritti riservati alle coppie sposate.
Tra i diritti più significativi spicca la rappresentanza in caso di morte o malattia. Ciò consente a ciascun convivente di essere coinvolto nelle decisioni riguardanti il trattamento medico dell’altro in situazioni in cui quest’ultimo non possa esprimere la propria volontà.
Allo stesso modo, ogni convivente ha la facoltà di gestire questioni quali la donazione degli organi in caso di decesso del partner.
In generale, formalizzando la convivenza di fatto, i due partner vengono trattati come una famiglia a tutti gli effetti, garantendo l’accesso a informazioni personali in situazioni di malattia o ricovero. Questo diritto è correlato alla possibilità di essere nominato tutore, curatore o amministratore di sostegno nel caso in cui il partner sia incapace di gestire autonomamente i propri interessi.
Anche per quanto riguarda il fisco e la sanità vengono acquisiti diritti per le coppie conviventi:
- Fisco: I coniugi possono beneficiare di detrazioni fiscali, a differenza dei conviventi, soprattutto se uno dei partner non lavora.
- Spese sanitarie: Solo i coniugi possono detrarre le spese sanitarie sostenute dal partner.
Come si separa una coppia di fatto?
La procedura tradizionale di separazione, che coinvolge giudici e avvocati, è necessaria esclusivamente nel contesto matrimoniale. Le coppie di conviventi, d’altra parte, possono separarsi senza dover ricorrere a questo processo, indipendentemente dalla presenza di un contratto di convivenza.
Quando i nodi giungono al pettine?
- In caso di proprietà comuni, come un appartamento, un conto corrente o un’auto, la divisione avviene in modo simile a quanto avverrebbe tra estranei. Se le parti non raggiungono un accordo, è possibile procedere con lo scioglimento della comunione in Tribunale.
- In caso di presenza di figli, la collocazione viene stabilita in base al genitore ritenuto più idoneo a soddisfare gli interessi dei figli, considerando anche la loro volontà se hanno almeno 12 anni. Di solito, il genitore collocatario è la madre, mentre il padre ha il diritto e il dovere di incontrare i figli secondo un calendario concordato o stabilito dal giudice.
La convivenza oggi, di fatto offre una solida base legale alle coppie che scelgono di non sposarsi, garantendo diritti e tutele simili a quelli del matrimonio. Questo rende la scelta tra matrimonio e convivenza più flessibile e adattabile alle esigenze e alle preferenze individuali di ciascuna coppia.